Classi ponte


In questi giorni si fa un gran parlare della mozione leghista che intende istituire dei percorsi di introduzione, tramite classi ponte, per gli studenti stranieri nelle scuole pubbliche.

Va da se che, essendo solo una mozione, la proposta può non diventare realtà o prendere tutt’altra strada, ma a me l’idea non dispiace.

E’ una cosa che già in altri paesi, Francia, Olanda, Germania, Catalogna, è realtà per qualsiasi straniero, europei inclusi, che non conosce la lingua.

Credo che nelle scuole, dalle elementari alle superiori, sia necessario garantire il miglior insegnamento possibile ai ragazzi. Non mi sembra che sia uno scandalo dire che, se in una classe ci sono ragazzi che non conoscono la lingua, tutta la classe ne ha uno svantaggio. Ne ha sicuramente uno svantaggio il ragazzo, che perde per strada tutto ciò che gli viene insegnato in una lingua che non conosce, rischia di essere valutato in modo scorretto solo perchè non comprende le domande. Credo che il frequentare una classe ponte sia meglio che essere bocciato per uno o più anni.

Se poi il bambino inizia ad essere inserito in una scuola materna credo che il problema non si ponga. Se invece l’inserimento è fatto alle medie o, addirittura, alle superiori sono convinto che le classi ponte siano l’unica soluzione.

Mi sembrano non onesti tutti quelli che evocano razzismo e segregazione, o chi assimila un ragazzo straniero ad un portatore di handicap. Il primo ha la fortuna di poter imparare la lingua, mentre il secondo ha un limite che non può superare, è quindi corretto che la scuola gli affianchi un docente di supporto. Francamente non capisco le critiche da parte di Famiglia Cristiana.

5 risposte a “Classi ponte

  1. “Credo che il frequentare una classe ponte sia meglio che essere bocciato per uno o più anni.”

    infatti.
    Classe ponte che può anche essere fatta al posto dell’ultimo anno della scuola materna.

  2. Se il bambino frequenta la scuola materna credo che la classe ponte non serva.

    Alla materna non ci sono voti o materie da imparare. La vicinanza con gli altri bambini da sola basta ad insegnare la lingua.

    Almeno è così nell’asilo che frequenta mia figlia.

  3. M:”La vicinanza con gli altri bambini da sola basta ad insegnare la lingua.”

    se cosi fosse, se bastasse la vicinanza, gli italiani di domani conosceranno, oltre all’italiano, l’inglese, il francese, lo spagnolo, l’arabo e qualche altro lingua. Purtroppo no, il ruolo delle maestre è fondamentale, specialmente quando i bimbi stranieri non sono una piccola minoranza.
    Del resto se ci sono stati progetti didattici relativi all’insegnamento dell’inglese nella scuola materna non vedo perchè le maestre non debbano essere parte attiva nell’apprendimento dell’italiano da parte dei bimbi.
    Giochi come il “memo” al fine di far imparare loro i nomi di oggetti e animali, canzoncine, recite …
    Sono diversi i modi con cui le maestre possano essere parte attiva senza limitarsi che i bimbi imparino l’italiano per “osmosi”. Ciao.

  4. @Mauro: L’essere in un gruppo che non parla la tua lingua ti obbliga ad usare la loro o una comune. Ma non il viceversa.

    In Francia le classi speciali funzionano cosi, mettono insieme italiani, inglesi, tedeschi, albanesi, cinesi, … L’unica lingua che hanno in comune è l’unica che non conoscono, il francese.

    Gli asili sono una cosa a parte, i bambini a quell’età sono delle spugne, metti due bambini i stranieri in classe con dieci italiani e vedrai che imparano la lingua in poco tempo, senza maestre.
    Se vogliono giocare con gli altri devono capirsi 😉

    E’ vero che le maestre possono avere un ruolo attivo, ma i bambini non sono misurati rispetto ai risultati ottenuti, come dalle elementari in poi.

  5. M:”In Francia le classi speciali funzionano cosi, mettono insieme italiani, inglesi, tedeschi, albanesi, cinesi, … L’unica lingua che hanno in comune è l’unica che non conoscono, il francese.”

    interessante, proprio ciò che propongono i leghisti. 🙂

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