Mangiare il panettone


Ultimamente mi sorge il dubbio se arriverò a mangiare il panettone a Natale.

Di norma questo terme si usa per potrebbe essere “lasciato a casa” nel mio caso potrei essere io a mollare.

Intendiamoci, il mio lavoro mi piace, ho delle belle prospettive di carriera, ho ampi spazi di crescita professionale, lavoro per un gruppo che è stimolante, però…
Però non so se riuscirò a reggere il ritmo. Il mio gruppo di lavoro sarebbe dovuto aumentare di tre persone durante il 2009. Per motivi politici questo non è stato possibile. Ma il lavoro in programma non è diminuito, anzi…

In teoria io dovrei dare, come R&D, supporto ai miei colleghi. In realtà mi arrivano richieste più da customer care o domande fatte dai clienti che, i colleghi, mi girano senza provare a darvi una risposta loro.

Non posso credere che un manager, di fronte ad un cliente che dice “questa cosa non va”, non lo faccia provare al suo team in ambiente di certificazione ma scali direttamente a R&D la quale deve ricreare l’ambiente per poi capire che è un problema di configurazione hardware.
O ancora, che un Senior Consultant che, con un’applicazione che, a parità di versione, configurazione e e hardware, ha due comportamenti differenti su due application server, non chieda di verificare la configurazione dell’AS ma apre un problema a R&D. Come se  i bachi avessero preferenza sul sistema sui cui apparire.
O ancora che un collega ti faccia una richiesta, tu rispondi che la metti in coda alle altre cose urgenti, e lui ti minaccia di scalare al partner.
O quando ti segnalano un baco nella stampa di un report. Chiedi con quali dati si verifica. Ti rispondono che si verifica in tutti i casi. Tu diventi matto visto che non riesci a replicare il problema, ma sai che c’è. Poi scopri che è una sola la configurazione che va in errore. Configurazione che usano per tutti i test ma che non ti hanno mai comunicato.
E cosi via….

All’inizio dell’anno mi è stato dato un compito, un piano che faccio fatica a seguire, mi sembra di essere in balia della corrente.

Per il 2010 il piano delle attività è ambizioso ed interessante, speriamo solo di arrivarci…

Complottisti della domenica


A volte mi chiedo se le persone ascoltano cosa dicono…

Ieri alla radio, la trasmissione la Zanzara su Radio 24, sento un’ascoltatore che sosteneva che la febbre dei suini ci sia sempre stata e che questo sia un complotto per abbattere qualcuno o per favorire qualcun’altro, tipo le case farmaceutiche.

Come argomenti riportava che dalla Sardegna non si potevano esportare i suini, che l’Italia ha già pronte 40 milioni di dosi di antivirale e che sicuramente in Messico saranno morte altre persone nel passato, per questa influenza, ma che non abbia fatto notizia. Peccato che abbia confuso l’influenza suina con la peste suina (Peste Suina e qui, Peste Suina Africana) la prima ha come codice H1N1 mentre la seconda BVDV. Certo i titoli dei notiziari non aiutano a far chiarezza (RaiNews24 – Messico, 20 morti per peste suina. Oms: riunione d’emergenza). Poco prima un altro ascoltatore sosteneva che il virus era stato creato ad hoc.

Fortuna che il conduttore, Cruciani, ha bollato le tesi come ridicole.

Comunque ce li vedo gli integralisti islamici che si mettono d’accordo con le lobby farmaceutiche per bandire l’animale impuro dal mondo occidentale.

Conferenza sul razzismo


Si apre oggi a Ginevra la conferenza sul razzismo, nota anche come Durban 2. Molti paesi, tra i quali Italia, USA, Canada, Israele, Germania ed Olanda, hanno deciso di non parteciparvi considerando la bozza del docuemento finale razzista, per via dei suoi aspetti antisemiti e della influenza degli integralisti religiosi.

Effettivamente la prima conferenza, tenutasi a Durban nel 2001, aveva prodotto un documento finale molto controverso, tant’è che molte organizzazione non governative ,  Amnesty International ad esempio, si sono poi dissociate dal testo finale (vedi Wikipedia: The Durban Declaration and Programme of Action ).

Speriamo che questa volta la situazione cambi in meglio…

Viral Marketing


Lo scorso post faceva parte di una campagna di marketing virale organizzata dalla società per cui lavoro. La campagna prevedeva che dovessimo condividere il filmato con più persone possibili, tramite blog, Facebook o email.

All’inizio ero scettico, chissà quanto avrebbe potuto incidere il mio passaparola in tutto questo. Sono rimasto colpito dagli numero di accessi al blog, più di tre volte il numero di accessi giornalieri medi, e dal fatto che un mio amico, su Facebook, abbia “rilanciato” il video dopo che l’avevo pubblicato.

Per chi non l’avesse ancora capito, il robot è stato realizzato tramite computer grafica.

Vita artificiale


Mi sono imbattuto  per caso in questo video.

Non so se sia vero o meno, ma la naturalezza del “robot” un po’ mi attrae e un po’ mi spaventa.

Da appassionato di fantascienza non posso che rivederci i robot dai cervelli positronici di Asimov, i replicanti di Blade Runner . Temo però che la cosa scappi di mano, che l’uomo si creda alla stregua di Dio quando non lo è.

Non dico una casa alla Terminator, ma alla Delos magari si… Ma forse sto solo immaginando, in fin dei conti Data in Next Generation è una figura positiva.

Le informazioni del progetto le trovate in www.bitbeat.it. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Centopassi


Ieri sera ho stappato una bottiglia di vino molto speciale.

Il Placido Rizzotto Bianco della cantina Centopassi. Un vino coltivato sui terreni confiscati alla mafia. Sulla bottiglia c’è anche il logo dell’associazione Libera visto che il vino è contraddistinto dal marchio Libera terra.

L’ho comprato alla bancarella del Commercio Equo e Solidale organizzata dal gruppo missionario della mia Parrocchia.

Un buon bicchiere di vino, anzi ottimo, che fa anche del bene.

Classi ponte


In questi giorni si fa un gran parlare della mozione leghista che intende istituire dei percorsi di introduzione, tramite classi ponte, per gli studenti stranieri nelle scuole pubbliche.

Va da se che, essendo solo una mozione, la proposta può non diventare realtà o prendere tutt’altra strada, ma a me l’idea non dispiace.

E’ una cosa che già in altri paesi, Francia, Olanda, Germania, Catalogna, è realtà per qualsiasi straniero, europei inclusi, che non conosce la lingua.

Credo che nelle scuole, dalle elementari alle superiori, sia necessario garantire il miglior insegnamento possibile ai ragazzi. Non mi sembra che sia uno scandalo dire che, se in una classe ci sono ragazzi che non conoscono la lingua, tutta la classe ne ha uno svantaggio. Ne ha sicuramente uno svantaggio il ragazzo, che perde per strada tutto ciò che gli viene insegnato in una lingua che non conosce, rischia di essere valutato in modo scorretto solo perchè non comprende le domande. Credo che il frequentare una classe ponte sia meglio che essere bocciato per uno o più anni.

Se poi il bambino inizia ad essere inserito in una scuola materna credo che il problema non si ponga. Se invece l’inserimento è fatto alle medie o, addirittura, alle superiori sono convinto che le classi ponte siano l’unica soluzione.

Mi sembrano non onesti tutti quelli che evocano razzismo e segregazione, o chi assimila un ragazzo straniero ad un portatore di handicap. Il primo ha la fortuna di poter imparare la lingua, mentre il secondo ha un limite che non può superare, è quindi corretto che la scuola gli affianchi un docente di supporto. Francamente non capisco le critiche da parte di Famiglia Cristiana.

Dubbi di padre


A volte mi scopro a pensare come mi comporterei se mia figlia avesse un handicap fisico o mentale. Pensieri iniziati quando, alla nascita, ci hanno detto che aveva i piedi torti congeniti, problema ampiamente risolto.

Non so perché mi vangano in mente questi pensieri, sono cresciuto frequentando portatori di handicap. Mi piace usare il termine handicap, piuttosto che non normodotati o diversamente abili, perché ho imparato che queste persone spesso, se amate e aiutate superano il gradino, per quanto grande sia, del loro problema e riescono a rivelarsi in tutta il loro splendore di creatura di Dio.

Mi vengono alla mente Marco, Elena, Roberto, Marta, Fabio, Salvatore, Nenè e tanti altri che mi hanno lasciato un segno nel cuore.

Penso anche ai loro genitori e parenti. Capisco quindi che il dubbio che mi assale riguarda me, se sarei capace di salire il gradino.

Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente


La prima “notizia” che leggo oggi dal Social Network della azienda per la quale lavoro:

Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

La storia completa, avvenuta nel Carrefour di Assago e non in uno sperduto villaggio sui monti cinesi, è riportata in Email che fanno male | Black Cat.

Non ho parole se non un bel po’ di rabbia.

Via Annarella (per chi può accedervi), Scrapping and Playing, Paul The Wine Guy.